mercoledì 26 novembre 2008

L' Usignolo e la Rosa


Se vuoi una rosa rossa – disse il Rosaio – sei costretto formarla con la musica al lume della luna,

e colorarla col sangue del tuo cuore.

Devi cantare per me col petto contro una spina.

Tutta la notte devi cantare per me,

e la spina deve trafiggere il tuo cuore,

e il tuo sangue vivo deve scendere nelle mie vene e diventare mio.

- La morte è un prezzo alto da pagare per una rosa rossa – si dolse l’Usignolo

– e la vita è così cara a tutti.

È dolce tardare nel bosco verde,

e ammirare il Sole nel cocchio d’oro,

e la luna nel suo cocchio d’argento.

Dolce è il profumo della vitalba,

e dolci le campanule azzurre che si celano nella valle,

e l’erica che fiorisce sul colle.

Ma l’Amore è più prezioso della Vita,

e cos’è mai il cuore di un uccellino equiparato al cuore di un uomo?

...

E quando la Luna spiccò nei cieli l’Usignolo volò dal Rosaio, e pose il suo petto contro la spina.

Tutta la notte cantò col petto contro la spina, e la fredda Luna di cristallo si chinò ad udirlo.

Tutta la notte cantò, e la spina si spingeva sempre più profonda nel suo petto,

e il suo sangue vitale fluiva da lui.

Prima cantò dell’amore che germoglia nel cuore di un fanciullo e di una fanciulla.

E sul ramo più alto del Rosaio fiorì una rosa magnifica, petalo dopo petalo come nota dopo nota. Pallida era in un primo momento, come la nebbia sospesa sul fiume,

pallida come le orme del mattino, e argentea come le ali dell’alba.

Come l’ombra di una rosa in uno specchio rosa che fioriva sul ramo più alto del Rosaio.

Ma il Rosaio urlava all’Usignolo di premere più forte sulla spina.

- Premi più forte, piccolo Usignolo – urlava il Rosario

– o il Giorno spunterà prima che la rosa sia completata.

Così l’Usignolo premette più forte sulla spina, e più forte si fece il suo canto,

esseri che cantava il venire al mondo della passione nell’anima di un uomo e di una donna.

Una tenue striatura rosea si sparse nei petali del fiore,

simile al rossore che si spande sul volto dello sposo quando bacia le labbra della sposa.

Ma la spina non era giunta al cuore dell’uccellino,

e il cuore della rosa restava bianco,

perché solo il sangue del cuore di un Usignolo può invermigliare il cuore di una rosa.

E il Rosario urlava all’Usignolo di premere più forte sulla spina.

- Premi più forte, piccolo Usignolo, o il giorno spunterà prima che la rosa sia completata.

Così l’Usignolo premette più forte sulla spina, e la spina gli toccò il cuore,

e un violento spasimo di dolore lo trafisse.

Più e più penoso era il dolore, e più e più selvaggio si faceva il canto,

poiché ora cantava dell’Amore che è reso perfetto dalla Morte,

e dell’Amore che non muore nella tomba.

E la stupenda rosa diventò vermiglia, come la rosa del cielo d’Oriente.

Vermiglia la fascia dei petali intorno alla corolla, e vermiglio come il rubino era il suo cuore.

Ma la voce dell’Usignolo si fece più debole,

e le sue piccole ali iniziarono a sbattere,

e un velo discese suoi occhi.

Più e più debole si fece il suo canto, e qualche cosa lo soffocava in gola come un pianto convulso. Allora proruppe in un ultimo slancio di musica.

La bianca Luna lo ascoltò, e dimenticò l’alba, ed esitò nel cielo.

La rosa rossa lo udì, e fremé tutta d’estasi, e aprì i suoi petali alla fredda aria del mattino.

L’eco e il ripetè nel suo antro color porpora sui colli, e risvegliò dai loro sogni i pastori dormienti. Ondeggiò fra i giunchi del fiume, ed essi portarono il suo messaggio al mare.

OSCAR WILDE

(Una delle poesie che amo...che vorrei lette alla mia veglia funebre)

Nessun commento: