lunedì 16 giugno 2008




TU mi prendesti per mano e mi traesti al Tuo fianco,
mi facesti sedere su l'alto seggio al cospetto di tutti gli uomini;
ond'io divenni timido,
incapace di muovermi e di seguitar la mia via;
esitante e scongiurante a ogni passo
che non avessi a urtare in una loro spina insidiosa.

Alfine son liberato!
Il colpo è giunto, stride l'insulto, il mio posto è là, giri nella polvere.
Ormai dinanzi a me sono aperti i sentieri.
Aperte ho l'ali al desiderio del cielo,
Vado a raggiungere le stelle cadenti della mezzanotte,
vado a precipitarmi nell'ombra profonda.
Somiglio a nuvola estiva in balia dell'uragano,
la quale, gettato via l'aureo diadema,
appende la folgore come spada a una catena di lampi.
Corro con folle gioia giù pel sentiero polveroso del reietto;
m'avvicino alla Tua, finale accoglienza.
Il bimbo trova la madre quando ne lascia il grembo.
Quando io vengo separato da Te,
sbandito dalla Tua casa,
sono libero di contemplare il Tuo volto.
Tagore

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