sabato 17 maggio 2008

Solo...

Ritrovarsi fisicamente e moralmente soli

è condizione comune al genere umano.

Quantunque generi uno scontato strazio dell'animo,

ci lascia almeno la libertà di "vivere in sofferenza".

In questi otto anni ero spesso fisicamente,
e sempre moralmente,
totalmente solo.

Parimenti, non ero libero
dalle responsabilità derivanti
nell'aver accolto nel cuore prima,
poi in casa,
tante persone...
Adulte, colte, coscienti.

Ero stato felice.
Sin commosso, di espletare questo passo.
Lo ritenevo un grande onore.

Una definitiva sconfitta alla solitudine.

"Le Mie Tre Stelline"...
Il mio agire, pur esplicato in piccole cose, era solo per loro.

Le mie "colpe",
quali erano per la mia consorte i miei modesti limiti materiali,
erano comunque preventivamente ben noti alla stessa.

Sin dai primi giorni di convivenza,
con costanza esponenziale,
fui isolato.

E immerso un clima "familiare" permeato,
nei miei confronti di "straniero",
di fredda e sprezzante indifferenza.

Infinitamente pregai,
e supplicai,
la "mia famiglia",
affinchè almeno in mia presenza,
si dialogasse in italiano.

Consentendomi di essere coinvolto nei discorsi.
Soprattutto, lasciandomi "entrare" nel "clima" familiare.
Quello di tutti i giorni, di confidenze e complicità innocenti.
Che fan sì che casa non sia semplicemente quattro mura,
bensì l'indispensabile calore degli affetti.

Son stato sempre e comunque ... "straniero", nella "mia" famiglia...

E' sì umiliante narrare...
Questi episodi, comunque esemplificativi,
rispetto a centinaia di episodi talvolta ben più squallidi,
ma che i miei scarsi mezzi espressivi
non mi consentono riportare fedelmente,
in quanto densi soprattutto di quelle
"sfumature di pensiero"
percepibili solo nel vissuto.

Per taluna persona era usuale volgermi le spalle,
sin allo stesso desco,
e nel mentre conversare,
tranquillamente,
nel gutturale idioma d'origine,
con la mia consorte.

Per taluna persona era usuale gridare come una ossessa,
sin a strapparmi di mano,
il suo cellulare perchè per una, e una sola volta,
in otto anni, l'avevo chiesto in prestito,
per chiamare un taxi non certo per me stesso,
ma perchè vi erano loro donne e un bambino loro nipote e cugino...
(i miseri centesimi che...
magari consumavano di sola acqua da bere in un solo giorno,
miei ospiti otto anni...
dall'assorbente a tutto il resto... )

Per taluna persona era usuale,
tornare dall'Ucraina,
scendere dal treno,
e in Russo salutare e abbracciare la propria madre
(sin qui tutto normale)
e neppure salutare chi in Ucraina la manteneva
(non...poteva lavorare perchè...troppo "debole"...)
e chi aveva bellamente tirato duemilacinquecento euro dalla banca
per far sì che tornasse in Italia...

Per taluna persona era usuale,
a venticinque anni suonati impormi la presenza sin in sette giorni di vacanza con sua madre,
nella stessa camera fregandosi della mia privacy,
senza m-a-i dire una parola in italiano per sette giorni,
costandomi novecento sudati euro,
senza neppure un misero "grazie" ...

Per la mia consorte era usuale che...
Era il secondo anno di permanenza,
ed era il giorno del compleanno della ragazza allora diciassettenne.
Istintivamente comprai una torta, e a sorpresa la celai in frigo.
Mi appressai a casa ben prima del solito orario.
Non volevo mi aspettassero a lungo…(sic!)
“C’è la torta in frigo, se vuoi prendine un pezzo. E c’è pure lo spumante… “
“I bicchieri sai dove stanno...”
Ovviamente la torta era stata già consumata.
Lo spumante stappato.
Avevano allegramente brindato…
In … “famiglia”, comprendendo tutti, nella stessa,
amici e fidanzati,
fuorché il sottoscritto…

La mia amarezza,
ha trovato in difesa solo tante amare righe.
E umilianti automortificazioni.
Delle quali mi vergogno...

Colei che amo,
per mero egoismo,
ha erto una insormontabile barricata
alla comprensione delle mie giuste ragioni.

Lei ha facoltà e sensibilità di comprensione.
Ne ho avuto prova...
Per questo l'ammiravo.
Per questo mi sono spinto sin ad un matrimonio,
privo d'un biunivoco sentimento.
Mi implorava, piangeva: non ho mai saputo negarle nulla.
E' da inizio anno che questa relazione è ormai finita.
E pure, nel vederla richiedermi,
con dolorosa apprensione,
l'impegno formale e certificato,
atto alla carta di soggiorno della sua ragazza,
pur già in evidente disaccordo,
e una comune percezione d'una imminente separazione,
non seppi, non volli negarmi.
Lei mi giurò e spergiurò che giammai avrebbe usato tale documento contro di me.
Firmai qualcosa che magari potrà danneggiarmi.
Che importa?
Con lei non son mai riuscito a fare calcoli...
Provo solo amarezza,
nel constatare quanto ella sia spietata solo nei miei confronti.

Provo un immenso senso di tenerezza.
Non solo alle sue richieste.
Ma anche ai suoi desideri nascosti,
sopiti dalla durezza della sua vita.

Volevo semplicemente vivere e "combattere".
In pace, onestà e dignità.
Per donare a Lei, null'altro che a Lei,
il migliore futuro possibile.
Non ci sono riuscito.
E questa separazione è una sconfitta.

La "mia" sconfitta,
posto che questo matrimonio era fondato
sulla univocità del mio solo
sterile sentimento.

Il mio cuore
non è gonfio di rabbia,
di sterile orgoglio
o sentimento di rivalsa alcuna.

Il mio cuore,
la mia mente,
le mie stesse visceri,
sono soltanto attanagliate dal gelo del vuoto.

No, no... no.
Nessuna "guerra".
A maggior ragione tra i poveri.
Addio.

1 commento:

david santos ha detto...

Ciao Jonathan, come và? Spero tutto bene per te. Buon lavoro. Un abbraccio e un buon fine settimana .