venerdì 9 maggio 2008

Quel che resta di Lei

Amo la vita.
Le sfumature, i suoni, i colori, i profumi.
Sono uno… stupido animo sensibile.
Nei miei limiti,
materiali e morali,
votato alla comprensione attiva del mio prossimo.

Sono nessuno.
Una nullità.
Magari, un deforme, brutto, mostruoso essere.
Inutile alla vita…
Tale dì mi ha definito colei che amavo.

Mi sento però una individualità.
Un animale senziente.
Meritavo, forse, almeno rispetto.

Ho cercato fare miei,
i valori fondanti dell’esistenza.
Con sforzo,
ho provato a spingermi oltre l’orizzonte dei risultati.
Oltre le mie capacità morali e materiali.

La ragione premonitrice mi paventava il rischio.
Il rischio d’una autostima che diviene autodisistima.
Amando senza schermo alcuno, nelle mani dell’altro.

Umiliato,
calpestato nella dignità di persona,
prima che uomo.

Una inversione di valori,
cui ero quotidianamente sottoposto,
da colei che era alla continua ricerca di “ragioni” al proprio comportamento.

Ragioni dettate dalla sola soddisfazione dell’ego.
Ragioni che mi hanno creato un disagio psicologico enorme.
Teso a spezzare, frantumare, annullare, la mia individualità.

Io posso, io voglio.
Comprendere le altrui necessità. Esigenze. Volontà.
Mai ho inteso sopraffare il modo di fare. Pensare. Essere. Di alcuno.

Oggi che resta…
Un matrimonio “estorto” con premeditata malafede.
Al più un “esperimento”. Una “prova”.
Cui ho aderito con coraggio.
Sfidando il senso e l’opinione comune. Contro tutti.
Ficcandomi nel culo i miei dubbi e le mie ansie…

Riponendo il cuore,
e la mia speranza,
nelle mani d’una persona.
Consapevolmente.
Unico scopo, creare uno spazio di vita. Affetto. Comprensione… Amore.

Nella costante ricerca d’un pur minimo,
comune e biunivoco denominatore,
mi son ritrovato in totale solitudine morale.

Nel mio paese,
nella mia città,
nella mia stessa casa…
Isolato.

Pregno di sole responsabilità.
Nei confronti d’una estesa “famiglia”.
Al mio desco sedevano figli di ben tre semi diversi. Amici. Fidanzati.

Poteva essere, tutto, tutti…
Semplicemente…
Bello.

No.
Ero il mostro.
Il cattivo…

Escluso da questo tessuto.
Sin dai primi giorni.
Considerato null’altro una “tasca” cui attingere.

Non c’è,
non c’è mai stata,
vergogna alcuna,
per tale comportamento.

Le strade della vita sono lunghe. Polverose.
Talvolta, uno spiraglio, un sentiero d’erba… c’illude.

Ho pagato.
Pago.
Pagherò il mio prezzo.

Il danaro nel mio vissuto non è tutto.
Poco importa se mi hanno derubato dei risparmi d’una vita di lavoro.
Poco importa il futuro economico compromesso.

Arpìe, che sfrutteranno le pieghe d’una ingiusta legge.
Che non contempla la malafede d’una donna.
S’ella gioca col cuore d’un uomo… per solo interesse.

Scelga la sofferenza del cammino che ancor m’attende,
o che ponga fine a tutto…
Oggi non so.

Cattivi ricordi.
Buio tunnel di orrori…
Tutto ciò che resta di Lei.

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