domenica 18 maggio 2008

Non riesco a comprendere...

Non riesco a comprendere...
come ti guardi allo specchio...
No, non mi riferisco al tuo viso...
Le cui fattezze adoro ora più di allora.
Nonostante i segni del tempo.

Mi ammaliavano,
sempre,
le tue belle parole,
le sentite promesse...

"Hai fatto così tanto per noi...
Se mi sposi,
se ci separeremo,
ti lascerò in pace.
Senza beffe ulteriori.
Lo giuro.
Semplicemente,
sarebbe... ingiusto.
Approfittare di te."

Or son nelle tue mani.
E naturalmente... sfrutti la tua posizione di forza.
Tante volte, avrei potuto sfruttare la mia ...
Magari abbandonandoti in Ucraina.
Eppure, giammai m'ha sfiorato l'idea.

Sii sincera, almeno con te stessa:
sai bene, non volevo affatto sposarti.
Avevo cattivi presagi...
Future certezze.
D'un matrimonio nato "zoppo".

"Non ti amo, ma ti voglio bene"...
Rispondevi alla muta domanda,
sempre celata nei miei occhi.

Ti pregavo:
"Non chiedermi un pegno sì grande..."
Rispondevi:
"Ma di cosa hai paura, sciocco?
Hai soltanto una casetta.
Cui non sono per nulla interessata.
Non mi piace... e sta in un cesso!"

Non hai capito che non mi frega nulla della ... casetta.
E del resto l'hai visto che in questi tre anni l'avete vissuta solo voi.
Mi son ritratto sin all'essenziale: il bagno di servizio e la stanzetta per dormire.

So bene che non ti interessa specificatamente la mia casa.
A te interessa
il mio sostegno economico.
Ancora.
E in cambio di nulla...

Il tuo,
è stato,
un vero e proprio
"prendere o lasciare".
Questa è la cosa abominevole.

Tu hai il pieno diritto di condurre
l'esistenza che ritieni più idonea,
appagante e soddisfacente alle tue esigenze,
morali o materiali che esse siano.

E io non ho diritto alcuno interferire.
Tranne che...
tranne che esse non ledano la mia dignità
di persona,
di essere umano,
di uomo,
di compagno di vita,
prima ancora che di marito.

Assurdo,
che tu mi imponga tutti i doveri,
e gli obblighi materiali e morali d'un matrimonio...
verso una "famiglia" ove, tra l'altro,
non c'è traccia alcuna del mio seme,
mentre, dal canto tuo,
ignori completamente le pur minimali regole d'un vivere insieme.
Stracciando senza comprensione alcuna il mio sentimento.
E insieme gettando nella pattumiera,
tantissimi giorni della mia vita...

Non mi sono mai sognato negare nulla alla tua libertà.
Mi hai trascinato in un matrimonio,
mi hai caricato di responsabilità,
che ho accettato di buon grado,
dalle quali mai son rifuggito.
E mai mi sarei sognato richiederti
Amore,
perchè il sentimento è un atto spontaneo,
mai "dovuto",
neppure a fronte di incommensurabili tesori.

Io ho consapevolmente,
per usare una brutta parola,
"scommesso",
giocando l'umile carta del mio sentimento.

Conscio delle difficoltà.

Oggi,
comprendo che nella tua considerazione,
io non ti merito.

Ho quasi cinquant'anni,
e pur con amarezza infinita,
io questo "devo" accettarlo.

Semplicemente per rispetto.
Reciproco.
Non voglio impormi ad alcuno.
Giammai comprare...
...e oltretutto son povero per..."comprare".

Perdona questo terribile esprimermi,
ma cerco rendere l'idea.
E mi è difficile.

Non ti merito e accetto i tuoi giudizi:
per mia generalizzata incapacità,
come mi rimproveri sempre,
per il mio aspetto fisico,
come mi rimproveri sempre,
per la mia povertà,
come mi rimproveri sempre.

Era però un atto "dovuto",
il rispetto per un essere umano,
in primis...
... e poi,
il rispetto del sentimento profondo.
Capisci?
No... ?
Peggio.
Capisci,
hai sempre capito,
ma nulla importandoti di me,
hai giocato con la mia vita.

Un matrimonio...?
Per me era una cosa seria!
Per te semplicemente il quarto.

Piangevi,
e poi ancora piangevi...
Perchè presagivo che era un errore sposarti.
Il Grande Errore della mia vita.
Istericamente,
teneramente gelosa,
sin di mio nipote,
allora neonato,
che avrebbe potuto
"materialmente"... distrarmi.
E magari, appunto, temevi ti lasciassi in Ucraina.

Non ho mai saputo negarti nulla.
Neppure un matrimonio.
Rivelatosi alfine sì mostruoso,
ben oltre i miei timori.

Avevi l'insopprimibile dovere morale pormi
"prima"
del matrimonio
le tue "condizioni",
il tuo modus vivendi,
darmi la possibilità,
a fronte d'un atto totalizzante e impegnativo,
darmi la possibilità di scegliere.
Sai che certamente avrei declinato.
Ti avrei riabbracciato,
e risalito in quel maledetto aereo,
che da te,
dopo tre lunghissimi anni,
di fedeltà e dedizione morale e materiale assoluta,
mi aveva riportato.
Avrei sì sofferto,
ma con la certezza d'una inevitabile scelta,
che mi avrebbe salvato dagli ulteriori anni di orrore che m'hai donato,
soprattutto preservato almeno il mio futuro,
ormai interamente compromesso.

Dopo tre settimane di convivenza
avevi già ripreso,
segretamente,
il tuo giro di "amicizie".
Rigorosamente maschili.
Ammiratori, viveur, puttanieri...

La crisi,
remota e attuale,
deriva dalla tua assurda pretesa,
che io avrei dovuto far finta di nulla...

Perchè,
perchè sì squallida premeditazione ?
Morirò disperato,
se non trovo una risposta...

Mi ero posto nudo. E di spalle.

Sai bene,
avresti comunque avuto da me lo stesso tutto quanto.
Non avevo forse fatto lo stesso,
i quattro anni precedenti al matrimonio?
E per tre anni sin tre persone,
estranee per seme e sulla carta,
non avevo forse mantenuto pari se fosse mia,
questa "straordinaria" famiglia?

Solo, a tremila miglia,
tre anni senza vederti,
senza neppure una telefonata di saluto,
in tre anni...?
Se avevo fatto questo quando eri ben lontana,
che bisogno c'era incastrarmi in un matrimonio?

La risposta è oggi semplice e chiara:
sapevi che innamorato quale ero,
difficilmente avrei accettato le tue assurde frequentazioni.
E neppure volevi rinunciare a nulla.
A una certa sicurezza economica che io ti avrei garantito.
Accettassi o meno le tue "condizioni".
Sposandomi, automaticamente avresti raggiunto un risultato economico.
Che importa se estorto con abominevole inganno?

E' stato orrido il tuo piano.

E' questo che non ti perdono.

E' semplicemente disumano
fondare il proprio benessere materiale
"usando" il sentimento...

Hai rovinato la mia vita,
consapevole che avresti continuato
a vivere nei modi d'una puttanella di provincia...

M'avevi parlato di esigenze economiche,
che talvolta ti avevano condotto ad errori.
Ti avevo sì compresa, da commuovermi.
Sin da piangerne in segreto.

E io che credevo fossero luoghi comuni,
quelli sulle "straniere".
Ingenuo.
Sono andato contro tutti...

"Lei, Lei... è diversa..."

Sei una donna ben matura.
Non potevi non sapere...
Che un uomo innamorato,
non riesce a fingere di ignorare,
come se nulla fosse,
assenze della propria moglie,
lunghe intere giornate,
cellulari celati, spenti...
casa vuota...
Si può ammattire, sai?

E neppure riesci a comprendere
che non mi interessa quale e che tipo di rapporto
intrattieni con queste persone?

E' il senso di abbandono,
di esclusione,
di falso,
l'oggettiva posizione di semplice oggetto nelle tue mani,
atto alla sola soddisfazione delle esigenze "materiali" della "famiglia"...

Oggi, oggi ben capisco quella la tua perenne "assenza mentale",
nel poco, pochissimo, insignificante tempo che trascorrevi con me.

"Non sai vivere..." sin mi dicevi.
Sono parole che fanno male, tanto tanto male.
Anche perchè il mio pregresso vissuto,
è stato tutto sommato più che dignitoso,
grazie a un impegno lavorativo di trenta anni e oltre...

E certo non avevo risorse
per soddisfare circolarmente
la tua magari giusta bramosìa di vita.

Anche se avevo dentro i mezzi,
soprattutto l'indispensabile convinzione di poterci arrivare.
Avevo progetti.
Ma tu quale forza morale,
quale tranquillità m'hai donato,
coi tuoi comportamenti?

Mi sentivo un leone...
Stavo crescendo.
E dai cinquecento euro al mese ero giunto ai tremila.
E potevano essere, nel tempo, molti di più...
Non hai aspettato neppure un mese...
Incredibile.

Ma cosa credi,
che forse non ami io stesso la vita?
La "bella" vita, intendo...
Semplicemente,
ho messo in ultimo piano,
anzi,
completamente ignorato,
il mio consueto e pregresso standard di vita,
ricco di interessi, amicizie, viaggi,
dedicandomi a te per intero...
Era, era... difficile trovare risorse ulteriori,
per permettermi darti, o meglio darvi,
oltre una casa dignitosa,
dall'assorbente agli abiti firmati,
dai libri alle scuole private,
dalle cure ai cibi gourmet,
dalle vacanze agli innumerevoli esborsi
per documentazioni, viaggi in Ucraina
e quant'altro connessi alla vostra condizione di straniere clandestine,
oggi regolari sin con carte di soggiorno...

Certo, non so vivere.
Non so vivere,
perchè i puttanieri che frequenti
ti hanno portato spesso a pranzo a ristorante, al mare, nelle loro ville...in barca...

Non capisci che ti hanno dato
semplicemente quel che serviva il loro egoismo...
per spassarsela con un donna sposata?
Sì, sì che lo capisci...
Ed è questa la cosa che ancor più mi fa male...

Anche io avrei potuto fare questo.
Se non avessi scelto mantenere la "tua" famiglia.
Perchè amandoti, lo sentivo comunque un giusto,
piacevole dovere.

Quando,
su mia comprensibile pressione,
mi rivelasti queste frequentazioni,
ti chiesi perchè non mi lasciavi:
"Tra tutti, solo tu mi ami"
Grazie.

Si può impazzire,
quando uno squallido groviglio
di bugìe cattive e quotidiane,
viene propinato,
pure con fare iroso e stizzito,
addirittura... indignato.

Si può impazzire,
quando una moglie si fa scudo
di due figlie adulte,
da scagliare come un maglio,
con indicibili offese verbali e fisiche,
lasciandomi nella più totale solitudine fisica e morale.

Avete picchiato duro...
Siete riuscite ad estraniarmi,
completamente,
sin nella mia stessa casa.
Rendendomi l'ultimo stronzo,
portandoci chi vi pare,
sin delinquenti che mi mettono le mani addosso.

Scambiate la mia non-violenza per debolezza.

Non voglio reagire alla vostra miseria morale.

Mi hanno insegnato che non si fa la guerra tra poveri.

Anche se io pur povero, brutto, mostro deforme e pezzente (parole tue...)
essere inutile alla vita (parole tue)
"Che ci vivi a fare?"... (son parole che fanno male, tanto tanto male)
mi sento ricco
al solo pensiero che sarei morto
infinite volte dalla vergogna,
dal rimorso,
se avessi tenuto un comportamento simile al vostro,
con chicchessia.
Figuriamoci con la persona che s'è vuotata per voi...

Ho retto questo impossibile stato di cose ben tre anni.
Sin quando hai accompagnato personalmente
uno dei tuoi amici,
sin in casa mia,
a malmenarmi...
E sì che ne avevi sempre parlato male.
Io pensavo alludessi all'età. Doppia di tua figlia.
Invece era un delinquente...

Del resto, tu sei stata sempre una calamita, per i delinquenti.

M'hai estorto un matrimonio.
Con inganno.
Premeditazione.
Contemplando sin dall'inizio la mia rovina,
pur di raggiungere i tuoi scopi.

Or ti appelli alle leggi.
Che non tengono conto alcuno della malafede,
dell'inganno
col quale una donna può far male.
E distruggere una vita.

A me non rimane risorsa alcuna.

M'hai spolpato vivo,
e ora stai aspettando,
per divorare quel che resta.
La mia carogna.

Per te è tutto facile.
Non provi dispiacere alcuno.
Perchè non mi ami.

Hai due figlie adulte, di buona compagnìa.
Io sono un povero scemo solo.
Cui pure hai negato, per sordido egoismo, la gioia d'un figlio.
Uno scemo che per amore ha creduto alle parole d'una donna.

Siete tre giovani e belle,
a me sempre estranee,
a me sempre ostili,
in questi tre anni.
Quale giustizia,
se ancora devo mantenervi?

Ho a malapena la forza economica di sopravvivere...
Un nero abisso di orrori mi suscita il vostro ricordo.
Otto anni devastanti non vi bastano.
No, vorrete certamente rovinarmi anche il futuro.
Grazie.

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