venerdì 13 agosto 2010


"Probabilmente non esiste nessuna intimità che possa competere con

due sguardi che si incontrano con fermezza e decisione

e che semplicemente rifiutano di lasciare la presa."

"La ragazza delle arance" di Jostein Gaarder

4 commenti:

sunrise ha detto...

che rifiutano di lasciare la presa è proprio bello...

sunrise ha detto...

non so perchè ma non riesco ad aggiungere un commento al post "Io ti chiesi di Hesse" e lo scrivo qui:) è stupendo poter esprimere il bene solo dopo aver guardato a lungo, avendo quasi assaporato l'altro con lo sguardo... mi ha fatto pensare a Gesù che "fissatolo, lo amò".
Grazie!

Jonathan Livingstone ha detto...

Sì...due sguardi che rifiutano di lasciare la presa...ove gli occhi se a ragione talvolta incarnano lo specchio dell'anime...deve essere una sensazione bellissima...sublime...quale nel mio ormai lungo cammino non mi è mai capitato incrociare in quella simibiosi appunto sguardo-anima, ovvero quella fusione corpo-spirito che magari somiglia al paradiso di coloro che non hanno fede...chissà...le mie percezioni...nel mondo reale sono sempre state caratterizzate da una costante univocità, sempre monca, nei momenti più significativi e pregnanti e circolari al mio vissuto, di quella "condivisione" quale fusione, allo stesso istante, del "temporale-spirituale"...questa "ricerca" simbiotica alfine mi ha trovato vinto...e amareggiato soltanto dalla mia ignoranza nel non riconoscere e quindi risolvere miei eventuali errori...stante che non credo un Fato possa essere perpetuamente avverso al nostro destino, e nel contempo ad ogni sogno ed ogni desiderio...c'è in me qualche oscura, ai miei stessi occhi, grave carenza d'interazione...ma sono ormai troppo stanco, non per correggerla, piuttosto per cercarla...ancora.

Jonathan Livingstone ha detto...

Hesse...e insieme la Dickinson, sono semplicemente straordinari,in quanto inquadrano in modo "romantico" il fenomeno "amore" senza mai concedersi o abbandonarsi alla pur attraente retorica che contraddistingue i rapporti sentimentali...dico anzi senza vergogna che per me, spirito ridondante e intriso d'un certo "romanticismo" scritto oggi demodè al limite del ridicolo - ove non inteso non senza una velata autoironica e poco deferente autoironia - non è stato affatto facile avvicinarmi alla loro poetica essenziale...ma una volta "scoperti" è stato come un vortice che dalla periferia volente o meno ti sospinge al centro...e poi volentieri ti ci abbandoni, anche a rischio d'affogare in quel mare di insondabile melanconia...giocoforza comunque entrambi, risultano talvolta, anzi ancora molto spesso, almeno per me, soprattutto l'Emily, molto ermetici...sopraffini in delicate trame metaforiche appena sfumate... un pò somiglianti, fatte le dovute e marcate differenze, all'incanto della poetica giapponese, in particolare mi riferisco a quella scarna, sobria, ma acuta e pungente dell'haiku...