sabato 19 luglio 2008

Tre Arpìe

Tre arpìe,
affrancate nell'inaspettato squallore d'un malato progetto...
Hanno sguazzato indifferenti nel pantano della mia disperazione.
Avidamente protese a suggere e distruggere
l'ingenuo parto d'un profondo e naturale sentimento.

Astuta Sirena,
maledetto sia il lontano dì in cui ammaliasti il mio cuore.
Esso s' empì con gioia della tua intima essenza,
cogliendo e nutrendosi d'ogni spina del tuo tormentato vissuto.

La tua singhiozzante nenia d'aiuto lacerò i miei timpani.
E un velo di esagerata comprensione m'illanguidì il cuore,
impedendomi di scorgere il vampiro quale eri.
E gravida, e viscida zecca, suggevi ingozzandoti,
del frutto scarlatto del mio tormentato, sterile sentimento.

Pur intimamente consapevole
dei possibili rigori dell' inverno che s'appressava,
non tagliai a metà il mio mantello...
Non esitai a spogliarmi, avvolgendovi per intero,
accogliendovi come la "mia famiglia", al tepore d'un affetto profondo.

Amore... quella parola che tanto disprezzate.
Ottuse nella vostra amorale visione.
Mai dome, distruggeste sin l'umile gradino che sorresse il vostro peso.
Credo, era il momento peggiore della vostra vita,

e trovaste la mia mano tesa.
Avete mangiato il braccio, e poi divorato vivo, sinanche il mio cuore.

Mostri... Vi sono crimini imperseguibili dalla legge formale,
moralmente devastanti più d'un omicidio,
perchè procurano in chi li subisce infinita tortura.
Una tortura ormai ineludibile, frutto di otto lunghi anni,
che devasterà ancora il mio animo, per il resto della vita,
portandomi infinite volte al solo desiderio di morte.

Possano un dì risvegliarsi i vostri cuori defunti all'Amore.
Solo protesi all' affannosa ricerca d'una evoluzione

riflessa dei soli valori fondanti del benessere materiale.
Affrancati in una bieca,
superficiale e provinciale cultura dell'apparire prima che dell'essere.
Improntata e fuorviata al solo esasperato edonismo.


Non ti perdono...
Sebbene parte di me, pure disperatamente lo vorrebbe...
per "giustificare" parte d'un ricordo...
D'un Amore...forse ancora agonizzante.
Io vorrei...ma non posso. Non è giusto.

Mia univoca richiesta,
alla preoccupazione d'un matrimonio che i lampi della ragione
pur mi palesavano potenziale, futuribile e calcolata trappola,
fu di prenderci per mano...
Con lealtà d'intenti, in un percorso atto a trarci dal rispettivo difficile momento.
In piena e reciproca dignità.
Con l'ovvia libertà di deviare sì un dì le nostre strade,
se tu lo avessi voluto... io...oh no, non mi vergogno dire...la mia era la...

Fiaba della Vita.

Giammai ti avrei consentito un futuro di sofferenza morale... o materiale

al mio fianco...
Ti implorai solo chiarezza e lealtà...
Valori morali irrinuciabili per il mio spirito, e che tu ben conoscevi...

Valori al cui seno son stato allattato e nutrito dall'infanzia.
Sin le vecchie pietre della dimora

della quale siete ormai uniche padrone da tanti anni,
saran pregne dell'eco di mia madre,
che mi educò all'amore della verità e all'orrore della bugìa,
foriera della dissoluzione di qualunque sano rapporto tra persone.

Mio padre m'ha lasciato l'umile fierezza dell'animo offeso.
La necessaria salvaguardia della mia dignità,
cui hai reiteratamente, con cattiveria costante calpestato.

Tesi la mano come l'ultimo dei mendicanti, lo sguardo umile e basso,
speranzoso, paziente e silente...
Innamorato d'una regina della quale allora mi ritenevo indegno...

E con la mano tesa aspettai... E ancora aspettai... per otto lunghi anni.
Aspettai, quando in lacrime mi chiedevi perdonarti...
Per l'ennesima "lezione di vita",
che a tuo dire ti davo...
No...io umilmente e sinceramente mi schernivo.
Difficile ergersi ad esempio, modello, men che mai a giudice o detrattore...

Mi hanno insegnato a pagare di mio, quando sbaglio.
Ma in questo infame matrimonio non penso, in cuor mio, aver sbagliato molto.
Tranne che nel legarmi a te.

Sei stata tu, in subitanea, evidente malafede,

a non rispettare l'intima essenza della mia persona,

umiliandomi sin dai primi giorni.

Se mia madre mi ha insegnato l'imprescindibile amore per la verità,

spiegato i danni incommensurabili e nefasti della bugia,

la figura di mio padre mi ha trasmesso l'importanxza della dignità.

Dignità non è stupido orgogòlio fine a se stesso.

La dignità costruisce il necessario e fragile contenitore della nostra autostima.

Autostima che tu con perseverante crudeltà,

tenacia e ostinazuone, degne di migliori cause,

tu hai sempre vistosamente minacciato,

volutamente, egoisticamente ignara,

quasi compiaciuta della mia sofferenza.

Io, solo una cosa mi onoro umilmente insegnarti:

so pagare i miei errori.

"Errori"...sì forse...lo dicono ormai in tanti...

Ma la mia cecità, traeva linfa unicamente da un profondo Amore.

Devo forse vergognarmi dire...che io ci credevo?

Stronza, la mia non era una avventura.

E scusami se ti chiamo col tuo vero nome...

Sei stata d'una vigliaccheria inaudita.

Hai fatto leva sul sentimento di chi non poteva, "non" voleva difendersi.

Non ti perdono, in assoluto, la totale e proterva indifferenza,

nel lasciarmi innumerevoli giorni in completa solitudine e angosciante attesa...

Disperato e umiliante dolore...

Io percepivo freddezza.

E assenza mentale, prima che fisica. E te ne chiedevo ragione...

Mi sono moralmente e materialmente prestato, sin allo stremo,

per te, ancor più ed il tuo mostruoso e alieno parto...

Se questo per te tutto questo, io stesso, ero inadeguato,

potevi, "dovevi" ben dirmelo chiaramente...

Tua la scelta,

quasi "l'imposizione" d'un matrimonio di cui non ero affatto convinto...

Stante le tue premesse...

Perchè del mio sentimento ero certo.

Nonostante tutto...

se tu avessi avuto almeno cuore, rispetto ed onestà morale,

saresti semplicemente sparita dalla mia vita...

Nessun commento: