giovedì 15 maggio 2008

Un "bellissimo" anniversario

Non ho alcun buon ricordo...

L'anniversario del mio "matrimonio"?
L'ennesima ferita aperta...
Un matrimonio estorto a un uomo innamorato profondamente.
Non sapevo negarle nulla. Quando potevo.

Uno squallido ufficio.
Soli.
Le figlie pure strafottenti e assenti.
La negazione pur d'un pranzo a ristorante...
La negazione pur di due-tre giorni ai Carpazi.
Una costante percezione di disprezzo.
Come e più di sempre,
annullata qualunque pur minima e innocente aspettativa.
Ero semplicemente il quarto...
Sin il danaro rubato.
Sol per "regalarsi", ancora il mio aereo al decollo, scarpe, vestitini.
Come sempre.
Rigorosamente per tre...
Tutto per compiacersi e rimirarsi gli occhi degli ... "ammiratori".
E lo "stronzo",
come pure mi deridevan gli amici di allegre "passeggiate" e libagioni,
lo stronzo,
che pur lontano,
pagava...
la possibilità del vostro dolce-far-niente,
la scuola,
i libri,
i corsi di danza,
i corsi di ginnastica artistica,
i corsi di danza ... del ventre,
i corsi di tennis,
i massaggi e i massaggini,
le cure mediche,
il corso di estetista,
i corsi di lingue...
...
...
...
...
...
La "mia signora" mi diceva spesso che tutto sommato
"chè... mi fai solo sopravvivere";
e le figlie stesse...
"e chè...
dobbiamo pure essere riconoscenti,
perchè semplicemente ci dà da mangiare?..."

Mi hai solo usato.

E hai già dimenticato che eri isterica e nuda,
quando ti ho incontrato.
E probabilmente hai riso delle mie parole,
dei miei proponimenti.

Di regalarci un comune, vicendevole riferimento.
Ciascuno di noi due.
Per quanto onestamente e lealmente potevamo.

Ricordi?

"N..., prendiamoci per mano,
in questo momento difficile.

Se ci capita di inciampare,
ciascuno tenda la mano all'altro...
Sarà più facile rialzarci...
Insieme.
In due.
Almeno, finchè possiamo...

E se le strade un dì vorrai dividere,
perchè per te son poco,
magari nulla,
ti prego,
ti scongiuro,
non farmi consapevolmente del male.
Non mi fotte nulla dei soldi,
del maledetto danaro.
Io sono innamorato, veramente. Ti giuro.

Tutti,
quando siamo insieme,
guardano come ti guardo.
Leggono il mio amore dal mio sguardo.
E pure te lo dicono.
E tu stessa ne sei consapevole.

Non approfittare di questo amore.
Sarebbe una disumana,
inutile cattiveria.

Sono nudo, all'amore.

Non pugnalarmi.

Sol questo ti chiedo.

La mia vita è al tuo servizio.

Ti vedo, ti sento pulita nell'intimo.

Non mi aspetto,
tu sia
mai crudele con me.

Io, ...io non saprei come difendermi.

Quando si ama, si è inermi."

E ... io mi sono "difeso" ... pregando.
E ... io mi sono "difeso"... implorando.
E ... io mi sono "difeso"... parlando.
E ... io mi sono "difeso" ... urlando.
E ... io mi sono "difeso" ... tre volte rompendo un vetro.
E ... io mi sono "difeso" ... tre volte rompendo un piatto.
E ... io mi sono "difeso" ... trenta volte gonfiando, il mio stesso volto, di schiaffi...

Avete sempre reagito col dileggio.
Ridendo.
Insultandomi.
Spronandomi a queste reazioni.
Sin vi ci siete messe in tre,
a tirarmi suppellettili addosso,
a dirmi cattiverie...

Cristo ... Cristo ...
Ma ci avete m-a-i provato,
a immaginarvi
al mio posto?

Avete devastato,
rovistando il mio intimo.
Ficcando le vostre mani
sin nel buco del mio c...

Quale orrore
fa sì che una persona,
sin una intera "famiglia",
nella quale, pur non esiste traccia alcuna del mio seme,
e che pur accolsi e coccolai con amorevole tenerezza,
per intero nel mio cuore,
che pur dedicai t-u-t-t-o del mio vissuto lungo otto anni,
che pur dedicai il frutto del mio risparmio e del duro lavoro di vent'anni...

Cui pur ho dedicato, nella mia umile pochezza,
un gravoso impegno morale,
prima ancora che materiale,
perchè l'impegno materiale è molto relativo per una persona che ha tanto,
mentre è assoluto e permeante per chi come me aveva poco...

Quale orrore fa sì,
che queste persone abbiano potuto quotidianamente produrre,
e allo stesso tempo nutrirsi,
del mio strazio.

Quale infernale meccanismo,
consente a una persona rovinare per sempre la vita d'un uomo...

Come può una "donna"...

semplicemente pensare,
di fondare una esistenza matrimoniale,
responsabilizzando un uomo, una persona, un essere umano,
innamorato e sensibile,
disponibile allo stremo delle capacità morali,
sin mantenerle tre anni,
nell'Est lontano duemila e più miglia...

Come può una "donna"...

semplicemente pensare,
come può con arroganza pretendere,
di crearsi una vera e propria doppia vita...
Una doppia vita fondata sulla frequentazione
costante,
assidua nel tempo,
di un giro di "amicizie",
accuratamente celate all'uomo che ha sposato...

Come può una donna,
presentare per "amicizie" quelli che sono corteggiatori,
giovani o anziani che siano,
delinquenti o galantuomini che siano,
e "pretendere",
dapprima larvatamente,
poi sempre più sfacciatamente,
la supina accettazione del marito a questo stato di cose.

Ancora più aberrante,
lo squallore e la caparbia tenacia,
degna di migliori cause,
con la quale questa donna ha costantemente instillato
sensi di colpa in un povero cristo...
"Colpevole" di non accettare un equivoco stato di cose.

Se erano semplici "amicizie",
perchè non sono stato semplicemente cooptato in queste amicali frequentazioni?
A questa mia apparentemente ingenua domanda,
la mia "signora" mi guardava come uno scemo...
Come dire: "Ma allora, proprio non capisci...?"
Come dire: "Ma allora sei proprio scemo...?"
Come dire:"E lasciami stare e lasciami comportare da puttanella..."

E infatti, pure mi diceva che ormai non c'era altro modo di vivere.
Che a me conveniva "questo" stato di cose.
Che una separazione economicamente era per me sconveniente.

Questa squallida "persona",
proprio non capisce che non si vive di solo pane.
Questa squallida persona,
proprio non si rende conto,
assurdo, questo sì assurdo,
che quelle quattro mura sono talmente poco per me,
che di fatto sono tre anni che gliele ho già lasciate...
Quante notti in ufficio...
Quante notti in strada...
Quante notti in squallide camerette di albergo...
Sin Natale, Capodanno...
Loro al caldo, a mangiare, ridere, brindare, scherzare...
Quanti giorni fuori dalle sette del mattino alle dieci di sera...
Tremila giorni... m-a-i una telefonata disinteressata...

Che orrore ha mai partorito questo mio sfortunato matrimonio?
Non sono m-a-i stato così male come in questi tremila giorni.

Alla fine,
dopo anni di costante violenza morale,
costoro sono arrivati alle minacce, alla estorsione, alla violenza fisica.

Io sono soltanto un povero uomo stanco.
Non mi rimane nulla perchè non avete solo preso,
ma soprattutto perchè tre persone possono definitivamente
uccidere la voglia di vivere,
le speranze e i sogni di un essere umano,
soprattutto se di animo buono e sensibile.
Avete stravolto con una bugìa, quasi quotidiana, la mia ragione.
Questa è la mia disperata agonìa.
Io sono ormai un morto che cammina.
Mi avete spezzato, e comprendo che la cosa pure vi rende felici.
Possa il vostro futuro
essere semplicemente intriso della vostra stessa indifferenza al tormento.
E alle ragioni dell'altro.

1 commento:

Semplicementeio ha detto...

mi permetto di entrare nei tuoi pensieri troppo intimi per poter essere semplicemente commentati...i silenzi riescono a parlare più delle parole ...ed ora, io resto in silenzio
AM