martedì 20 maggio 2008

Amaro in bocca...

Candidamente dicevi:
"Io voglio tutto!"
"Io voglio vivere!"

Credi forse essere speciale in questo?
Anche io,
come tutti,
voglio "vivere".

Combattevo per questo.
Anche per te.
Felice di farlo.

Ricordi quante volte,
con le lacrime agli occhi,
disperata nell'animo, dicevi:
"Io sono un parassita, perchè non sono in grado di vivere da sola".

Mi intenerivi e commuovevi da star male.
Non sei affatto un parassita.
E' una bruttissima parola.

Che non meriti affatto.

Oggi è semplicemente difficilissimo "vivere".
Stante i canoni, gli stereotipi...
Stante l'oggettiva libertà che magari dona il benessere economico.

Ti ho sempre stimato, cosa d'altronde imprescindibile per chi ama.

E' una frase banale, ma non si vive di solo pane.
Ed accettavo il mio ruolo.
"Famiglia" è anche questo.
Conscia accettazione dei ruoli.
Senza prigionìa alcuna.
Se un ruolo diventa gabbia, lo si muta.

Nel rispetto del nucleo familiare. Partner compreso.

O, semplicemente, ci si separa.

Qualunque sia il motivo,
non si usano le persone.
Mai.

D'altronde,
se una persona guadagna tre pani,
ne mangia uno,
poi è sazio.

C'è altro nella vita.
E nella mia vita c'eri tu...

Ho sempre rispettato la tua voglia di libertà.
Parimenti,
non potevo certo subìre
anche la tua voglia di libertinaggio.

Potevo spingere le mie aperture mentali,
per qualunque tua lecita aspirazione,
oltre i confini del pregiudizio.

Ma mi hai fatto sentire solo un oggetto del tuo ego.

Uno zerbino.
Un cesso nel quale,
grazie a te,
ci cagavate e pisciavate dentro.
In tanti...
Sin i "familiari"... acquisiti.

Una indistinta "tasca".
Che accoglie
la "carezza"
della donna amata
sol quando si materializza
l'adunca mano del bisogno materiale...

Eppoi,
quando scopri che non c'è limite all'efferatezza,
se persone per le quali hai nutrito
affetto,
senso di appartenenza immane,
sin sono felici se giaci a terra,
scalzati gli occhiali,
in balìa d'un delinquentello,
che ai tuoi occhi ormai assume più spessore del sottoscritto.

Hai sempre scambiato per paura il mio sbigottimento...

E giammai scenderò al vostro stesso piano.

Mi avete
isolato,
insultato,
ridicolizzato,
picchiato e umiliato sin in casa mia...

Non cederò mai al declino dell'animo,
d'una guerra tra poveri,
pur avendone oggettive ragioni,
anche legali.

Tua figlia mi ha sempre insultato...
Neppure hai insegnato
che non si sputa nel piatto dal quale si mangia, e non solo.
Tutto sommato, io non dovevo nulla a "quella" donna.
L'ho... cresciuta,
seppure indirettamente e beninteso nel e per il mio limitato ruolo
nel periodo più difficile della tua vita,
otto lunghi anni.

Non mi ha mai sorriso...

Se io ero quella bestia quale lei mi dipinge,
perchè non prende ormai la sua strada?
E' donna fatta e adulta,
perchè non va a vivere col fidanzato quarantaseienne?
Possibile che un delinquente estraneo e divorziato,
viene in casa di prepotenza,
a insegnarmi i comportamenti,
a impormi la pretesa d'una casa nientemeno perchè la fidanzata è turbata,
e non ha abbastanza midollo per portarla a casa sua,
tranne che per ...
ma lasciamo perdere!!!

Ormai ti reputo subdola,
squallida,
cattiva,
perchè in cuor tuo ben sai
e comprendi
le ragioni del mio disappunto,
che sempre ti sei rifugiata nel plauso della tua speme,
sin coinvolgendole,
spingendole ad odiarmi,
sol perchè
consapevolmente confondevi
libertà
con
libertinaggio...

Per...
e mettiti al mio posto,
per una volta...
pensa a ruoli invertiti,
se io avessi avuto relazioni,
e due figli che sempre mi avessero difeso,
con l'inaudita violenza del branco...

Ho accettato una stentata "sopravvivenza"
dedicandomi per intero
alla tua "famiglia"...

Stupidamente, mi hai sempre "allontanato",
da quella che io ritenevo invece
la "nostra" famiglia.

Non avrebbe prezzo,
la soddisfazione
di vederti per un solo mese al mio posto,
di questi schifosi otto anni di vissuto:
basterebbero dieci giorni del nostro primo anno di semi-convivenza,
basterebbero dieci giorni dei tre anni che sei stata in Ucraina,
basterebbero dieci giorni dei tre anni di convivenza,
allora comprenderesti tutto il male che mi hai fatto...

Ardevo dal desiderio,
di tessere una necessaria trama di affetti familiari.
Se almeno Penelope tesseva di giorno,
il tuo costante lavorìo era relegato alla sola notte.
Son sempre stato,
per te,
per voi,
"straniero" nel mio paese
"straniero" nella mia città
"straniero" in casa...

La tua consapevole forza
è stata quella di colei che ben si rende conto,
che ove sarebbe crollato il tetto,
sotto le macerie,
sarei rimasto solo io.

Un beffa atroce,
perchè per otto anni non ho colto fiore alcuno...
Grazie a te,
anche del mio futuro rimne soltanto un arido deserto.

2 commenti:

Semplicementeio ha detto...

le tue parole penetrano nell'anima...chiunque con un accenno di sensibilità non può che rimanere senza respiro...gli esseri umani a differenza degli animali che agiscono per puro istinto, riflettono bene prima di colpire e per questo non c'è giustificazione che possa alleggerire delle azioni aberranti...non sono qui per giudicare o cercare di capire eventi che avranno mille altre sfaccettature ma, se me lo consenti, io ti consiglierei di tentare la risalita, girone, per girone, nell'inferno nel quale sei precipitato...
AM

Jonathan Livingstone ha detto...

Sei ben più brava di me
con le parole.
Percepisco la "presenza"
di una persona che ha raggiunto,
o comunque è vicina,
al punto di equilibrio, nell'accidentato
sentiero della vita...
Mi lusinga
che segui i mei pensieri.
E ritrovo anch'io,
soprattutto nello splendore silente del firmamento,
la bellezza intrinseca
che è propria della notte.
E ringrazio te,
cometa amica,
che squarci per qualche istante, con lo sfavillìo delle tue gemme, la tenebra che vela il mio cuore.